Farmaco nanotecnologico contro le metastasi al seno
Sanitadomani.com – FORLI’-CESENA: Un nuovo farmaco nanotecnologico potrebbe permettere di interrompere i processi di metastatizzazione dei tumori al seno. I ricercatori dell’Istituto Scientifico Romagnolo per lo Studio e la Cura dei Tumori hanno messo a punto una nuova promettente molecola.
Il risultato arriva grazie a una ricerca che ha preso il via nel 2012. Il Centro di Osteoncologia, Tumori Rari e Testa-Collo dell’IRST ha in questi anni lavorato in collaborazione con il Methodist Hospital Research Institute di Houston (USA).
LA NANOTECNOLOGIA
Il campo di lavoro dello studio riguarda l’innovativo filone di ricerca della nanotecnologia. Si tratta di quel ramo della tecnologia che si occupa della materia in dimensioni nell’ordine del nanometro, ovvero di un miliardesimo di metro.
Queste sono le dimensioni del microambiente tumorale, ovvero l’insieme cellulare ed extra-cellulare nel quale il tumore si sviluppa. Questo agglomerato di cellule ricopre un ruolo fondamentale nel processo di proliferazione e diffusione delle cellule malate nel corpo.
Per questo, riuscire a decifrare il “linguaggio” che intercorre a livello molecolare tra le cellule tumorali e il microambiente che le accoglie è prioritario; è la strada per tentare di bloccare i processi di espansione e colonizzazione dei tumori.
Un farmaco nanotecnologico è quindi una molecola di dimensioni così microscopiche da potersi inserire in tale microambiente. La molecola, realizzata grazie all’ingegneria biomedica, è provvista di un farmaco antitumorale già utilizzato in clinica. Inoltre, è presente anche un anticorpo che, intervenendo proprio sul microambiente tumorale, potrebbe permettere di interrompere il processo di crescita tumorale.
In particolare, la ricerca ha individuato il ruolo di una particolare proteina nella diffusione del tumore. Da qui la scoperta della molecola, grazie alla messa a punto di un nuovo modello tridimensionale che riproduce quanto accade nel corpo.
LA RICERCA
Il progetto infatti ha preso avvio con l’obiettivo di sviluppare un modello tridimensionale di coltura cellulare utile a ricreare in vitro il microambiente tissutale del tumore. I ricercatori protagonisti sono stati Alessandro De Vita e Chiara Liverani, sotto la guida del dottor Toni Ibrahim e della dottoressa Laura Mercatali.
“In tale struttura artificiale, le cellule tumorali mantengono caratteristiche molto simili a quanto accade realmente nel corpo – dice la biologa Liverani – Grazie a questo modello, abbiamo identificato una proteina coinvolta sia nell’acquisizione di aggressività del carcinoma della mammella, sia responsabile nell’avvio del processo metastatico”. Inizialmente lo studio ha indagato tale proteina come marcatore prognostico: era un aiuto per identificare i pazienti con maggiori probabilità di sviluppare metastasi. Poi ha indagato il suo ruolo come bersaglio terapeutico.
“Lo studio è proseguito nel 2014 – continua De Vita, farmacista ricercatore – Ci siamo occupati dello sviluppo di un farmaco da indirizzare verso la proteina individuata come possibile bersaglio terapeutico. Abbiamo sviluppato una forma farmaceutica innovativa, su base nanometrica, che utilizza un anticorpo monoclonale”. I test però hanno dimostrato che, per compiere un’attività farmacologica, il farmaco dovrebbe esser utilizzato a concentrazioni tali da avere possibili effetti tossici. “Per questo motivo – prosegue De Vita – abbiamo provato a utilizzarlo a bassa concentrazione. Abbiamo così esplicato, da un lato, l’attività di inibizione della proteina, dall’altro la funzione di veicolo per un farmaco anti-neoplastico già impiegato in clinica. In laboratorio questo nano-sistema ha dimostrato di poter esplicare la sua attività, consentendo anche una diminuzione del dosaggio. Inizierà quindi un lungo processo atto a confermare la capacità di questo nanosistema di compiere la sua attività farmacologica”.
IL FUTURO
“Siamo fiduciosi che questo nuovo prodotto nanotecnologico – spiega Toni Ibrahim, Direttore del Centro – possa in futuro portare concreti benefici terapeutici. L’obiettivo oggi è verificare la capacità farmacologica e i risultati ottenuti in fase pre-clinica anche nel paziente. In questo modo si passerà, il prima possibile, nei percorsi di cura”.
La ricerca è focalizzata non solo sulla cellula tumorale ma anche sul microambiente che la ospita. L’intento di decifrare il rapporto e i legami tra questi due elementi, per sfruttare le potenzialità del farmaco nanotecnologico. “Credo che questa – prosegue il dottor Ibrahim – sarà la sfida delle nostre attività di ricerca, non solo del 2020”.