Al Gemelli lo studio Predator
Sanitadomani.com ROMA. Rendere il sistema immunitario capace di riconoscere il tumore, educando il corpo a reagire alla presenza della neoplasia e tenerla sotto controllo
Sanitadomani.com ROMA. Rendere il sistema immunitario capace di riconoscere il tumore, educando il corpo a reagire alla presenza della neoplasia e tenerla sotto controllo.
E’ questo l’obiettivo del progetto Predator, guidato dal 38enne dottor Carmine Carbone, un giovane biologo molecolare prestato alla ricerca oncologica presso il Comprehensive Cancer Center del Policlnico Gemellli di Roma, che ha dichiarato guerra al umore colon-rettale, seconda neoplasia per incidenza in Italia con quasi 19mila decessi all’anno.
Ogni anno vengono diagnosticati più di 50 mila casi, con picchi che colpiscono gli individui di età compresa tra i 60 e i 75 anni.
Portare avanti la ricerca presso il Comprehensive Cancer Center, diretto dal professor Giampaolo Tortora, permette di avere la casistica più ampia possibile nel nostro Paese, dato che qui vengono curati mille pazienti all’anno.
Il ricercatore, originario del beneventano, può contare anche su un assegno di 100mila euro di ricerca che gli è stato assegnato come primo classificato in assoluto di Research to Care, un bando a sostegno della ricerca scientifica indipendente italiana promosso dalla direzione medica di Sanofi Genzyme, divisione specialty care di Sanofi.
La ricerca – che avrà una durata di 3 anni – cercherà di capire i meccanismi della resistenza all’immunoterapia partendo dallo sviluppo di una piattaforma Avatar che conservi le caratteristiche anatomiche e genetiche del tumore in tutti e 4 i suoi sottotipi.
Una sorta di archivio composto da miniaturizzazioni che mantengono le proprietà in 3D dei tessuti originari, ovvero organi tumorali, basi molecolari in vitro che possano essere messe a contatto con le due principali componenti del sistema immunitario coinvolte: i linfociti T (responsabili delle risposte immunitarie del nostro corpo) e i mieloidi soppressori (Mdsc), che contrastano l’azione anti-tumorale dei linfociti stessi.
Il loro contatto determinerà un fenomeno di resistenza che aiuterà nella ricerca di una cura.