Angioplastica sostenuta da “mini turbina”; prima volta in Italia
sanitadomani.com – MILANO: Una “mini turbina” cardiaca per aiutare il cuore ad affrontare una angioplastica in condizioni di rischio. Grazie un intervento di chirurgia di avanguardia un paziente di 68 anni ha avuto la sua unica possibilità di essere operato. E’ la prima volta in Italia che i medici utilizzano tale tecnica, ed è avvenuto all’ospedale Niguarda di Milano.
La delicata situazione di partenza
Il paziente aveva un cuore definito “fragile”; questo a causa di una disfunzione cardiaca e di una sindrome coronarica severa. Proprio queste condizioni precludevano la possibilità di ricorrere ai comuni interventi; se il bypass è stato considerato proibitivo, anche l’angioplastica con stent presentava un margine di rischio troppo alto.
Restava però il problema: era necessario intervenire sul cuore sofferente, con una rivascolarizzazione miocardica. L’uomo rientrava nella categoria dei pazienti detti CHIP (higher-risk and clinically indicated patients), ad alto rischio per comorbidità, ovvero par altre patologie insorte a seguito di quella principale. La situazione cardiaca generale rendeva inverosimile una operazione di cardiochirurgia tradizionale, per il pericolo di mortalità periprocedurale.
L’innovativo intervento di angioplastica
I chirurghi hanno quindi optato per una procedura d’avanguardia, finora mai eseguita in Italia. Hanno posizionato un sistema di assistenza meccanica, l’Impella CP SmartAssist, all’interno del ventricolo sinistro.
E’ un’apparecchiatura medica che sfrutta le fibre ottiche, fornendo un monitoraggio più preciso dei parametri emodinamici. L’innovativo device ricorda una mini turbina; posizionata a livello cardiaco tramite l’utilizzo di un catetere, dà il supporto necessario al cuore mentre si procede con l’intervento di angioplastica.
Il dispositivo si posiziona facilmente per via percutanea attraverso un accesso femorale di pochi millimetri. Mentre la turbina supportava il circolo, i chirurghi hanno riaperto le coronarie ed eseguito l’angioplastica. In seguito, il sistema di assistenza meccanica è stato mantenuto in sede per 24 ore; quando il paziente si è stabilizzato, o medici hanno rimosso il device.
L’équipe del Niguarda
L’intervento alll’ospedale milanese ha visto collaborare un’équipe multidisciplinare formata dagli specialisti dell’Emodinamica, dell’Unità Cure Intensiva Cardiologiche e della Cardiologia 2; in questo reparto sono seguiti i pazienti per le diverse forme di insufficienza cardiaca. L’intervento ha richiesto inoltre il lavoro coordinato degli anestesisti dell’Anestesia e Rianimazione 3, infermieri e tecnici di radiologia.
“Fino ad oggi la tipologia di pazienti CHIP non poteva essere trattata per l’elevato rischio di mortalità periprocedurale – spiega Fabrizio Oliva, Direttore di Cardiologia 1- Emodinamica, Cure Intensive Cardiologiche -. Oggi il trattamento è possibile grazie al miglioramento delle tecniche e dei device come il sistema di supporto temporaneo al circolo Impella; una pompa microassiale intracardiaca che supporta il ventricolo sinistro. La pompa miniaturizzata permette permette di ottenere una gittata fino a 4.3L/min”.
“Il sistema Impella CP SmartAssist – aggiunge Jacopo Oreglia, Responsabile della Emodinamica e Cardiologia Interventistica – ha facilitato la gestione del caso; utile sia in fase di posizionamento del device, sia durante la fase operatoria, sia nel periodo post-intervento”.