Anticorpi covid resistono oltre 6 mesi
È importante sottolineare che il 4% della nostra popolazione ha ancora titoli anticorpali altissimi. Il 51% dei vaccinati testati aveva una storia di COVID-19 prima della vaccinazione, mentre il 45% non è mai entrato in contatto con il virus.
La protezione indotta dal vaccino continua a essere alta ed efficace negli oltre 2.000 partecipanti allo studio. Nonostante il calo fisiologico di anticorpi IgG, solo lo 0,4% degli operatori ha contratto il virus, 9 su 10 in modo asintomatico
Si tratta del primo studio avviato in Italia e uno tra i più ampi europei in termini di casistica.
Una ricerca tanto invocata anche dal Prof. Antonino Mazzone, direttore del dipartimento di Medicina generale e del centro Covid dell’Ospedale di Legnano, alla luce dell’opportunità di sottoporre i pazienti alla terza dose: prima si valutino i risultati ottenuti dal vaccino sui pazienti e poi si proceda con una programmazione della terza dose, ma laddove davvero necessaria. Questo, in estrema sintesi, quanto affermato dal prof Antonino Mazzone, le cui ricerche figurano tra le più citate e consultate dagli scienziati a livello internazionale.
TESTATI I VACCINATI
A DISTANZA DI 6 MESI
Al Niguarda di Milano, dunque, Tutti i partecipanti hanno completato il ciclo vaccinale tra gennaio e febbraio 2021, con vaccino Comirnaty di Pfizer/BioNTech.
“Con le prime due analisi, cioè dopo 14 giorni e 3 mesi dalla vaccinazione, avevamo osservato una risposta anticorpale in circa il 99% dei vaccinati” – commenta Francesco Scaglione, Direttore del laboratorio di Analisi chimiche e Microbiologia di Niguarda.
Gli studi sierologici a distanza di 6 mesi confermano che nella stessa percentuale di vaccinati, cioè il 99%, vi è una buona presenza di anticorpi in circolo.
Tra i pochi (1%) che invece non mostrano una risposta rilevabile, alcuni fin dall’inizio, vi sono anche soggetti con condizione clinica di immunodepressione.
In questi 6 mesi il titolo anticorpale medio è naturalmente sceso.
In particolare la curva di riduzione è stata più netta e veloce nei primi 3 mesi (tra i 14 giorni e i 3 mesi il calo è stato di circa il 70%) e più lenta e graduale nel periodo successivo (circa il 45%).
ELABORATO IL GRAFICO
CON I DATI EVIDENTI
Come mostra il grafico (clicca qui per visualizzarlo meglio…>>>), l’86% del campione studiato possiede a 6 mesi un titolo inferiore a 1.000 BAU, il 6% un titolo tra 1.000 e 1.500 BAU, un 3% tra 1.500 e 2.000 BAU e un 4% un titolo superiore a 2.000 BAU. L’1% invece non ha una risposta anticorpale rilevabile.
“È importante sottolineare che il 4% della nostra popolazione ha ancora titoli altissimi, superiori a 2000 BAU – evidenza Scaglione – il 51% di questi aveva una storia di COVID-19 prima della vaccinazione, mentre il 45% non è mai entrato in contatto con il virus”.
C’è un altro dato – comunicano dall’Ospedale Niguarda – da tenere presente e riguarda il numero di persone che si sono infettate dopo la vaccinazione.
“I dati sulle infezioni sono estremamente confortanti – spiega inoltre il ricercatore – soltanto 10 operatori sanitari, infatti, hanno contratto l’infezione e, soprattutto, 9 su 10 in maniera asintomatica o paucisintomatica e solo uno in maniera sintomatica. Tra l’altro in questo caso si trattava di uno dei soggetti fragili che non aveva inizialmente risposto alla vaccinazione”.
Anche in presenza di un numero relativo basso di IgG evidentemente, una volta a contatto con il virus, sembra che si attivi una risposta efficace e rapida grazie ai linfociti T, le cellule “sentinella” che permettono di produrre una protezione duratura contro il COVID grazie alla cosiddetta “memoria immunitaria”.
“I risultati dello studio ci stimolano ad approfondire ancora di più la dinamica della risposta immunitaria e ci confermano come la migliore arma contro la diffusione del virus sia la più ampia vaccinazione possibile” – ha concluso Scaglione nella sua dichiarazione pubblica rilasciata alla stampa.
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