CASO BESTA E DOWN, ORA CHI PAGA?
SANITADOMANI.COM – MILANO. Sul caso dell’Istituto Neurologico Besta di Milano non sono escluse interpellante e interrogazioni urgenti da parte dei partiti di opposizione che settimana prossima parteciperanno alla seduta assembleare del consiglio regionale della Lombardia.
L’Ospedale neurologico milanese, affermato a livello internazionale, è riconosciuto dal Ministero della Salute come Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico.
Che sia un fiore all’occhiello di Regione Lombardia e della sanità nazionale e internazionale è fuor di dubbio, ma con un livello scientifico che, fortunatamente non è nemmeno lontanamente vicino a quello dell’attività di comunicazione.
Il presidente della Fondazione, Andrea Gambini, che gestiste il gigante ospedaliero della ricerca e cura neurologica, si è visto costretto a sospendere la campagna pubblicitaria “ideata, pensata e attuata” per raccogliere donazioni del 5X1000 dalla dichiarazione dei redditi dei lombardi.
Se il “Besta” voleva ottenere l’attenzione si può dire che l’obiettivo sia stato raggiunto in pieno, ma ad un prezzo carissimo.
Ha sollevato la protesta di sconcerto e di indignazione delle associazioni sanitarie, di solidarietà e famigliari che rappresentano i Down.
La campagna pubblicitaria della Fondazione Ospedaliera, infatti, si basava sull’inopportuna immagine di un bimbo colpito dal difetto genetico Trisomia 21.
Paradossalmente il problema di fondo non è neanche quello di aver operato una scelta infelice, e per taluni offensiva, dal punto di vista dell’immagine.
A far arrossire dalla vergogna gli addetti ai lavori del mondo sanitario e delle neuroscienze è il sostanziale ‘falso scientifico’ diffuso dall’Istituto Neurologico.
Lo denunciano chiaramente anche l’AIPD, il CoorDown, il Coordinamento Down Lombardia e la LEDHA.
Sui manifesti con l’immagine del bimbo down infatti campeggia un ‘geniale’ appello: «Per curare il suo cervello ci serve il tuo aiuto».
Ma come?, proprio l’Istituto di Ricerca Neurologica, dove vi sono ricercatori e scienziati di fama internazionale, lascia intendere che con la donazione di fondi all’Ospedale si potrebbe lavorare per “CURARE” l’anomalia genetica, e non una malattia, nota come trisomia 21?
L’Assessore Regionale al Welfare, Giulio Gallera, ha chiesto chiarimenti al Direttore Generale del Welfare e certamente anche all’ufficio comunicazione dell’Assessorato al Welfare di Regione Lombardia che sovrintende e autorizza le attività di comunicazione in ambito sanitario.