Chirurgia ricostruttiva, a Bari uno studio per congelare le cellule di grasso
sanitadomani.com . BARI- La chirurgia ricostruttiva fa un passo avanti grazie a una tecnica innovativa sperimentata all’Istituto Tumori di Bari.
Un team multispecialistico di chirurghi plastici, biotecnologi, biologi, anatomopatologi e oncologi ha individuato una metodologia di impatto positivo per il lipofilling. E’ possibile congelando il grasso dei pazienti, senza usare sostanze in alcun modo nocive, riducendo la ripetizione della procedura e abbattendo i costi.
La lipofilling nella chirurgia ricostruttiva
Attualmente la chirurgia ricostruttiva ricorre ampiamente alla tecnica chiamata lipofilling; consiste nel prelievo di grasso da un paziente, con conseguente re impianto in zone in cui c’è bisogno di aumentare il volume. Per esempio nella mastoplastica additiva, o nella muscolatura di gambe o braccia a seguito di incidenti o interventi.
Il chirurgo provvede ad aspirare il grasso viene aspirato mediante cannula collegate a siringhe; dopo pochi minuti, lo inietta nuovamente nell’area da trattare. Questa tecnica permette di filtrare solo piccole quantità di materiale organico a ogni seduta; quindi bisogna procedere con più liposuzioni, il che si traduce in un aumento del numero di ricoveri e interventi. Possono servire più passaggi in sala operatoria per avere la quantità di grasso necessaria a raggiungere l’obiettivo di “riempimento”.
Da qui, la ricerca della struttura barese, che punta a raccogliere tutto il grasso necessario in un’unica seduta operatoria.
La crioconservazione senza sostanze nocive
I ricercatori dell’Istituto dei Tumori di Bari hanno trovato il modo per arrivare a una crioconservazione, ovvero un “congelamento”, senza utilizzare sostanze crioconservanti, che possano essere tossiche per il materiale organico conservato e per i pazienti.
Lo studio ha condotto diversi protocolli di congelamento, confermando che le cellule di grasso, anche in una sola volta, sopravvivono alle procedure di congelamento e al successivo scongelamento.
Questa significa ridurre i disagi e i rischi per i pazienti, che affronteranno meno interventi e, di conseguenza, meno periodi di convalescenza. Inoltre, abbatte anche i costi per la struttura ospedaliera, che dovrà occuparsi di conservare le cellule ma eviterà una serie di sedute in sala operatoria.
Al momento, i risultati ottenuti sono solo “ex vivo”, cioè in laboratorio. Ma sufficienti ad aprire nuove prospettive per il futuro della chirurgia ricostruttiva. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista scientifica internazionale Cryobiology.
I protagonisti della ricerca
“Da diversi anni – spiega Grace Massiah, chirurgo plastico e coordinatore dello studio – si stava cercando il modo di crioconservare il grasso senza utilizzare sostanze crioconservanti. All’Istituto Tumori di Bari siamo riusciti, primi al mondo, nell’impresa. Si apre così un nuovo capitolo nella chirurgia ricostruttiva”.
“Abbiamo marcato – precisa Giuseppe De Palma, biotecnologo autore corrispondente dello studio – sia il grasso che le singole cellule con molteplici coloranti sensibili e affidabili per identificare facilmente quelle morte. I nostri dati indicherebbero quindi che è equivalente utilizzare o meno sostanze crioconservanti”.
“È importante sottolineare – continua Cosmo Ressa, chirurgo plastico e direttore della struttura semplice di chirurgia plastica e ricostruttiva dell’Istituto – che al momento i risultati sono stati ottenuti solo ex vivo, tuttavia grazie ad essi si potranno aprire nuove porte a possibili trattamenti. Si potrebbero ad esempio ricostruire mammelle senza inserire protesi mammarie; tutto facendo semplicemente un unico intervento di liposuzione”.
“La chirurgia plastica e ricostruttiva del nostro Istituto – così il commissario straordinario Alessandro Delle Donne – grazie all’impegno e allo studio dei nostri team di ricercatori, continua a macinare risultati significativi, per dare concrete risposte alle necessità dei nostri pazienti: sopravvivere al tumore significa non solo curarsi e guarire anche poter tornare a guardare il proprio corpo con serenità, senza lo stigma della malattia’.