E SE L’ANEURISMA E’ VICINO AL CUORE?

E SE L’ANEURISMA E’ VICINO AL CUORE?

SANITADOMANI.COM – MONZA. I cardiochirurghi l’hanno ribattezzata “Chimney technique”, letteralmente tecnica del camino, per via dei due tubicini che salgono dal tetto aortico.
Il rivelante vantaggio di questa tecnica di chirurgia cardiovascolare è quello di poter effettuare un’operazione al cuore senza l’apertura del torace.
Per questo intervento, però,  è necessaria la collaborazione di più specialisti: il chirurgo vascolare, il cardio chirurgo, il cardiologo interventista e naturalmente l’anestesista.
Per questo, sono pochi i centri in cui è possibile effettuare tale intervento che però, in alcuni casi, risulta anche essere l’unico percorso chirurgico praticabile.
Una delle strutture italiane attrezzate è il Policlinico di Monza, che effettua questo intervento circa 4-6 volte l’anno, “E’ un intervento raro, quanto è rara la patologia – spiega il dottor Valerio Tolva, Direttore del dipartimento di chirurgia vascolare del Policlinico di Monza – nell’80% dei casi l’aneurisma  è a livello addominale.
Per i casi in cui è vicino al cuore, si sono cercate tecniche alternative. La tecnica detta del camino viene praticata da 5-6 anni in Europa.
Il vantaggio principale è quello di utilizzare gli accessi secondari dell’aorta, evitando così una profonda apertura nel torace. Questo significa anche ridurre il rischio di danni neurologici, ovvero la possibilità di ictus, rischio che scende dal 5-7% all’1,0,5%”.
L’ultimo intervento in ordine di tempo – racconta il direttore del dipartimento di chirurgia vascolare – è stato eseguito pochi mesi fa su un paziente, proveniente dalla Sicilia, che soffriva di una dissecazione aortica cronica che aveva determinato un aneurisma aortico della porzione di aorta vicina al cuore.
Ci sono volute otto ore e tre équipe di medici per portare a termine un intervento tecnicamente complesso con elevati livelli specialistici e tecnologici.
“Questa è un’operazione ad elevato impatto economico  – continua il dottor  Valerio Tolva – il materiale che usiamo è, infatti, di alto costo, e  le protesi aortiche costruite dai bioingegneri, su misura per i pazienti, superano di molto i rimborsi regionali, che sono tarati su parametri superati”.
L’aspetto economico, che giustamente le strutture convenzionate devono seriamente considerare, va in secondo piano – sottolinea il dottor Tolva – davanti alle esigenze di benessere per il paziente.

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