E tuo figlio è in una gang?
SALUTE MENTALE/DISAGI GIOVANILI TRASCURATI
LA REGIONE LOMBARDIA HA STANZIATO 1 MILIONE E 600 MILA EURO PER FINANZIARE PROGETTI FINALIZZATI A CONTRASTARE IL DISAGIO GIOVANILE. A VERONA AVVIATO UN SERVIZIO DI ASCOLTO ALLE FAMIGLIE. GENITORI, INCREDULI, HANNO SCOPERTO CHE I LORO FIGLI, 12-14 ANNI, ERANO MEMBRI DI GANG CHE IN BRANCO DERUBAVANO E PICCHIAVANO I PASSANTI.
Sanitadomani.com – Milano. Come rispondere al grave fenomeno delle baby gang?
Quanti ragazzini si possono ancora recuperare?
Come evitare che i preadolescenti delle scuole medie, con disagi personali o famigliari, possano finire nella rete delle bande di mini-delinquenti che stanno nascendo ovunque?
I protagonisti di queste scorribande sono quasi sempre minorenni.
Entrano a far parte delle bande ragazzini dai 12 anni in poi.
Prima qualche episodio di bullismo per impossessarsi dello zainetto, della maglietta o dell’orologio di giovanissime prede.
Poi le vittime vengono scelte a caso, purché siano in possesso di un costoso capo di abbigliamento, di un cellulare, di un orologio oppure di altro.
Non importa l’età, il sesso ma viene colpito chiunque desti la loro attenzione: viene accerchiato, derubato e, pur in assenza di qualsiasi reazione, massacrato con calci e pugni.
Ad essere aggrediti e malmenato da violente gang di adolescenti è già accaduto a decine di persone.
SIATE VICINI
AI RAGAZZI
All’arrivo della Polizia le famiglie che rimangono sconvolte e incredule non sono solo quelle delle vittime. Lo sono, infatti, anche quelle dei piccoli delinquenti che vengono identificati.
“No, state sbagliando mio figlio è un bravo ragazzo e non farebbe mai queste cose”.
” Ma come vi permettete! Mia figlia è una brava ragazza” si erano sentite dire le forze dell’ordine quando a Verona sono andate a parlare con i famigliari di un’adolescente di 15 anni che da 2 anni era a capo di una delle baby gang femminile.
Una gang che ne aveva combinate di tutti i colori.
I genitori di quella ragazzina a ‘capo del branco’ si sono ricreduti solo dopo aver visto i video di una telecamera di sicurezza che riprendeva proprio la figlia che, come una furia, aggrediva delle persone.
GRAVE FENOMENO
DI ‘BABY’ DISAGIO
E’ fondamentale affrontare il gravissimo e dilagante problema dei disagio giovanile con progetti che prevedano percorsi di crescita, partecipazione e inclusione, con l’organizzazione di iniziative gratuite di carattere sportivo, culturale, artistico, musicale, teatrale o ludico-ricreativo e con l’avvio di azioni mirate all’assistenza e al supporto psicologico per i giovani in condizioni di fragilità.
Il Comune e l’amministrazione provinciale di Verona sono state le prime istituzioni pubbliche italiane ad istituire un servizio di ascolto delle famiglie al fine di avviare soluzioni per aiutare i ragazzini a reinserirsi nelle famiglie, nella scuola e nella comunità sociale.
L’allarme è stato dato da alcune famiglie che, incredule, hanno scoperto che i loro figli appartenevano a bande minorili che aggredivano e derubavano i passanti.
In tal senso anche Regione Lombardia in questi giorni ha dato una prima risposta affinchè iniziative quella quella Veneta vengano sviluppate anche nei realtà cittadine della Lombardia.
La Regione ha indetto un bando denominato ‘Giovani Smart – SportMusicaARTe’, con cui Regione Lombardia mette a disposizione 1,6 milioni di euro per attivare reti di contrasto al disagio giovanile.
NO A PROGETTI
IRREALIZZABILI
Il fondi sono destinati all’avvio di progetti validi per contrastare efficacemente il disagio giovanile, incentivando la partecipazione e l’inclusione sociale dei ragazzi nei loro contesti di vita, e parte dal presupposto che, come chiarisce l’assessore regionale Stefano Bolognini.
“I giovani – sostiene l’assessore – hanno vissuto un periodo molto duro negli ultimi due anni, perché sono mancati loro momenti e occasioni di aggregazione che sono essenziali per un percorso di crescita sano e armonioso.
La pandemia li ha costretti a vivere una situazione di emergenza sanitaria e di peggioramento delle condizioni economiche, rischiando così di subire ripercussioni negative e durature per quanto riguarda la loro salute, il loro benessere e la loro situazione economica”.
Un provvedimento seppur lodevole che non deve rappresentare solo una goccia nel mare di un problema che ha radici ben più profonde e che va ben oltre i due anni di pandemia, perché riguarda tutto il tessuto sociale e familiare degradato da tempo e non solo a causa del Covid.