Gli ospedali sono in tilt
SISTEMA SANITARIO IN CRISI
Sanitadomani.com – MILANO. Il medico di base non risponde al telefono?
Il bambino piange e il pediatra è irreperibile? Allora vado al Pronto Soccorso!
Questo è il ragionamento che in molti fanno. Troppi.
Un afflusso che è stato massiccio in tempi di Covid, ma che continua anche oggi al punto che i dimessi dopo aver ottenuto cure in Pronto Soccorso, secondo i dati Simeu ( Società Italiana della medicina di emergenza-urgenza) si stima siano oggi un 50% in più rispetto alla pre-pandemia.
E ai sempre più numerosi ‘codici bianchi’ si sommano i ‘Rossi’.
Ictus, infarti, politraumatizzati che se non curati tempestivamente rischiano gravi conseguenze se non la vita.
GESTIONE ERRATA
E’ per questo che la Simeu è scesa in piazza a Roma, già due volte, per protestare contro “decenni di errori di programmazione” da parte della Politica e in particolare del ministero della Salute.
In effetti i dati sono sempre più allarmanti e denunciano una situazione molto difficile: da un lato infatti c’è la diminuzione del personale medico e paramedico (nei pronto soccorso italiani mancano oltre 5.000 medici e 12.000 infermieri e le attese per un ricovero sono sempre più lunghe).
Dall’altro l’aumento del numero di accessi di pazienti rispetto al numero dei sanitari impiegati ha portato a un aumento del carico di lavoro per singolo professionista dal 25% al 50%.
I pazienti destinati al ricovero in attesa di un posto letto arrivano fino a più di 800 al giorno in regioni importanti come il Lazio, con oltre 600 persone in attesa da più di 24 ore.
A questi dati si aggiunge che è raddoppiata la mortalità nell’ultimo decennio in Pronto soccorso a causa del mancato ricovero.
In effetti – come sottolineano dalla Segreteria nazionale di Simeu – la medicina di emergenza-urgenza opera in quel preziosissimo tempo, detto golden hour, che corrisponde al lasso di tempo della sopravvivenza, quella che può fare la differenza tra la vita e la morte di un paziente.
Un compito cruciale che richiede specialisti preparati e che non può e non deve lasciare spazio all’improvvisazione e all’approssimazione”.
Rischio che invece si corre a causa della fuga di medici e infermieri e al frequente ricorso ad enti esterni proprio per sopperire alla mancanza di personale interno.
IN ATTESA DI TRAGEDIE?
Certo non si può rimproverare nulla al nuovo Governo appena insediato, ma certo è che la miccia dell’inefficienza sanitaria si è accesa tanti anni addietro e adesso sta per esplodere. Ma sul serio.
I politici per rispondere ai cittadini non danno soluzioni: chiamano i loro responsabili sanitari e chiedono di più.
I burocrati della sanità a loro volta scaricano le responsabilità sui dirigenti ospedalieri.
Ecco che i direttori generali convocano riunioni e fanno grandi discorsi ai capi dipartimento e ai primari che, incassano, e insieme ai loro medici e infermieri si ritrovano sulle spalle il peso di un dovere e di un lavoro che non è pianificato, programmato e gestibile come dovrebbe esserlo.
Le strutture ospedaliere, i reparti interni, con i pronto soccorso in prima linea sono al collasso.
Manca personale e programmazione.
Su questo argomento ci torneremo giorno dopo giorno per denunciare quanto sta accadendo prima che sia troppo tardi.
Non è possibile aspettare che si dichiari lo ‘stato di emergenza sanitaria’ per iniziare ad avere risposte serie ed efficienti per tutelare la salute dei cittadini e di coloro che devono curarli.