Identificati i geni causa dell’aneurisma
SANITADOMANI.COM – MILANO. Un gruppo ricercatori del Centro Cardiologico Monzino e dell’Università degli Studi di Milano ha scoperto la “firma molecolare” dell’aneurisma dell’aorta addominale: un insieme di geni, espressi nel tessuto adiposo che circonda l’aneurisma, coinvolti nell’esordio e nella progressione della malattia.
A firmare l’importante scoperta scientifica sono i dottori Rita Spirito, Luigi Piacentini, Paolo Werba, Gualtiero Colombo e la ristretta squadra di colleghi ricercatori e collaboratori.
La scoperta permette di conoscere più a fondo i meccanismi implicati nella formazione dell’aneurisma e apre la strada a nuove possibilità di diagnosi e allo sviluppo di nuove terapie per questa patologia, che consiste nella progressiva dilatazione locale dell’aorta (l’arteria principale del corpo che porta il sangue dal cuore a tutti gli organi) fino al rischio di una sua rottura.
Lo studio è stato pubblicato su Arteriosclerosis, Thrombosis and Vascular Biology, una delle più prestigiose riviste scientifiche in ambito cardiovascolare, ed è stato realizzato in collaborazione tra l’Unità di Immunologia e Genomica Funzionale, l’Unità di Prevenzione dell’Arterosclerosi e l’U.O. di Chirurgia Vascolare del Centro Cardiologico Monzino IRCCS.
«Sappiamo che il tessuto adiposo che circonda i vasi sanguigni ha un ruolo rilevante nello sviluppo di molte malattie vascolari, ci siamo chiesti se avesse una funzione anche nell’aneurisma.
Da qui ha preso inizio la nostra ricerca», dichiara Pablo Werba, responsabile dell’Unità di Prevenzione dell’Arterosclerosi del Monzino.
«L’intenzione di limitare la crescita degli aneurismi agendo “dall’esterno” del vaso non è nuova e già negli anni ‘40 del secolo scorso era stato sperimentato, ma poi abbandonato, l’avvolgimento dell’aorta aneurismatica con cellophane di polietilene per limitare meccanicamente la crescita della dilatazione. Anche qualche personaggio illustre, come Albert Einstein, fu sottoposto a questo tipo di procedura.
Oggi miriamo invece alla possibilità di identificare e di modulare farmacologicamente alcune alterazioni molecolari del tessuto adiposo che avvolge gli aneurismi con lo scopo di rallentare o, auspicabilmente, arrestare il loro sviluppo.
È per questo fondamentale – afferma Werba – partire da una conoscenza approfondita della natura di queste alterazioni».
Tutto questo pone le basi che potranno permettere di arrivare a un trattamento veramente efficace per questa malattia, troppo spesso sfuggente, responsabile solo in Italia di almeno 6.000 morti ogni anno.
«Al momento – aggiunge Rita Spirito, responsabile coordinamento dell’attività clinico-scientifica dell’U.O. di Chirurgia Vascolare dell’IRCCS milanese- i trattamenti disponibili per l’aneurisma dell’aorta addominale sono la chirurgia tradizionale “a cielo aperto” con riparazione del vaso dilatato grazie all’inserimento di una protesi di materiale sintetico, e l’intervento endovascolare minivasivo, che permette di riparare il tratto di aorta danneggiato tramite un’endoprotesi (stent graft), inserita attraverso un’arteria periferica e fatta risalire tramite catetere fino a raggiungere l’aneurisma.
La nostra scoperta segna un passaggio che potrebbe davvero aprire le porte alla ricerca di nuove modalità per intervenire nella formazione e nell’evoluzione degli aneurismi dell’aorta addominale».
Si ringrazia per la collaborazione l’ufficio stampa del Centro Cardiologico Monzino