INCHIESTA CONTRO CASE FARMACEUTICHE
SANITADOMANI.COM – MILANO. Molti farmaci “di marca” hanno un equivalente, il cosiddetto ‘generico’: è un medicinale che ha lo stesso principio attivo nella stessa quantità, la stessa forma, con efficacia e sicurezza del tutto paragonabili, ma con un prezzo inferiore.
Nessun motivo, dunque, per non preferirlo.
Ma se le case farmaceutiche che li producono si mettono d’accordo per gonfiarne il prezzo?
E’ quello che si denuncia sia accaduto negli USA, dove le procure generali di 44 stati hanno accusato venti multinazionali farmaceutiche, tra cui le prestigiose Teva, Pfizer, Novartis e Mylan, di aver preso accordi illegali per gonfiare i prezzi di oltre 100 farmaci generici fino al 1.000%.
Farmaci contro l’HIV, l’asma, il colesterolo alto, l’iperattività e i deficit di attenzione, ma anche prodotti di largo consumo come antibiotici orali, fluidificanti del sangue, farmaci contro il cancro, il diabete, contraccettivi e antidepressivi.
Le Case farmaceutiche si difendono e respingono qualsiasi addebito ritenendola un’iniziativa giudiziaria ingiustificata. I giudici americani appaiono sempre ben determinati quando agiscono, in particolare, contro i colossi multinazionali. Più o meno come lo sono i nostri magistrati quando si tratta di perseguire, talvolta sbagliando clamorosamente, personaggi del mondo politico di determinate coalizioni.
C’è da augurarsi che oltre ai presunti malviventi della politica, prima o poi l’attenzione degli inquirenti si concentri anche in Italia su azioni di tutela dei cittadini che rischiano di essere vittime indifese di imprenditori senza scrupoli, grandi o piccoli che siano, in tutti i settori che vanno dall’alimentazione alle cure sanitarie.