Intervento su valvola aortica danneggiata quasi unico al mondo
Sanitadomani.com – PARMA: L’alta chirurgia con tecniche mini invasive ha permesso di salvare un paziente con aorta e valvola aortica danneggiata; non c’erano altre possibilità di trattamento con la cardiochirurgia tradizionale.
Così l’ospedale Maggiore di Parma è divenuto eccellenza, con una procedura utilizzata per la prima vota in Italia e in Europa, ed eccezionale in tutto il mondo; l’unico precedente qualche anno fa negli Stati Uniti. Così dell’equipe di Cardiochirurgia, diretta da Francesco Nicolini, dell’Ospedale Maggiore di Parma ha ridato speranza a un uomo con un quadro clinico complesso, aggravato da patologie potenzialmente letali, che gli precludeva altri tipi di intervento chirurgico.
Condizioni difficili per una valvola aortica danneggiata
Il paziente è un uomo di 64 anni che aveva già subito un’operazione di urgenza nel 2009. Da allora era in cura presso le strutture di Cardiologia dell’ospedale di Castel S. Giovanni e dell’Ospedale di Piacenza. L’uomo presentava una situazione cardiologica compromessa, con valvola aortica danneggiata, cosa che richiedeva un intervento a cuore aperto in anestesia generale; obiettivo, correggere valvola, coronarie e aorta ascendente.
Ma le condizioni fisiche del soggetto, per patologie pregresse, non permettevano di sostenere la ventilazione meccanica per molte ore e di sopportare una circolazione extra corporea.
“Viste le fragilissime condizioni e dopo valutazioni congiunte e scrupolose – precisa Nicolini – abbiamo deciso di sottoporre il paziente a un intervento combinato; abbiamo utilizzato la tecnica mininvasiva con accesso chirurgico alternativo (apice del cuore) per curare simultaneamente le strutture cardiache danneggiate. Unendo quindi diverse esperienze sia mediche che infermieristiche, abbiamo potuto eseguire un’operazione unica nel suo genere. Possiamo dire che la multidisciplinarietà ha fatto la differenza”.
Ha diretto l’intervento, Andrea Agostinelli come primo operatore; insieme a lui, i cardiochirurghi Bruno Borrello e Alan Gallingani. Presenti anche la specializzanda Florida Gripshi, il responsabile della Cardiologia interventistica Luigi Vignali, l’anestesista Cristiana Reverberi,. Nell’équipe infermieristica c’erano a Antonio Curia, Maddalena Parisi, Diego Tedesco e Marco Scarascia.
L’intervento, sotto controllo radioscopico ed eco-transesofageo con ricostruzione 3D, ha avuto durata di solo 2 ore e 15 minuti, rispetto alle 6 mediamente necessarie per un intervento di tipo tradizionale. E questo senza fermare il cuore né modificarne le strutture.
Il paziente è rimasto un solo un giorno in terapia intensiva e 5 in normale degenza. Ha poi affrontato la riabilitazione nella Cardiologia di Castel San Giovanni, diretta da Daniela Aschieri.
Prima volta in Italia, seconda nel mondo
La letteratura scientifica registra l’uso di questa metodica innovativa utilizzata in un solo altro caso; il precedente è del 2015 a Kansas City, Stati Uniti. Ospedale di Parma, straordinario intervento di cardiochirurgia mini invasiva.
“In letteratura – spiega il cardiochirurgo Andrea Agostinelli – abbiamo riscontrato un unico caso di trattamento endovascolare simultaneo di aorta ascendente e valvola aortica per via transapicale. Ma negli anni la nostra équipe ha acquisito grande esperienza con accessi alternativi attraverso la punta del cuore (approccio transapicale). Non solo, come previsto, per la sostituzione delle valvole aortiche; ma anche come accesso alternativo per il trattamento endovascolare dell’aorta toracica discendente quando le arterie femorali sono malate. Abbiamo quindi optato per questa soluzione che ha permesso il trattamento a un paziente al quale sarebbe stata preclusa qualsiasi tipo di terapia”.