La nostra sanità è malata
Tamburi di guerra negli ospedali
I politici fanno visita negli ospedali in occasione di festeggiamenti e taglio di nastri inaugurali, ma non certo per ascoltare i veri problemi degli infermieri o dei medici. La situazione della carenza di personale è gravissima e si aggiunge all'incredibile stress accumulato dal comparto sanitario in questi ultimi due anni di pandemia.
Sanitadomani.com – Milano. Il mondo ospedaliero è in fermento e da tempo. Un giorno è nel mirino dei media che denunciano casi di malasanità. Un altro è vittima delle aggressioni di pazienti violenti e un altro ancora è nella pagina dedicata agli eroi del momento.
Loro, in buona parte, sono abituati ad aiutare gli altri, ma, forse, non se stessi.
Ci riferiamo alla grave e pesante situazione che si respira tra gli operatori delle strutture ospedaliere italiane.
Il Ministro della Salute Speranza sembra disinteressato al grave problema che, giorno dopo giorno, assume dimensioni sempre più preoccupanti.
MEDICI ED INFERMIERI
NON CE LA FANNO PIÚ
C’è una grave carenza di personale infermieristico e medico all’interno di tutte le strutture sanitarie pubbliche.
Questa è una situazione ampiamente documentata di cui nessuno però denuncia ad alta voce.
I diretti interessati, ovvero medici ed infermieri, sono impegnati a correre da un reparto all’altro, da un paziente all’altro e non hanno l’energia per reclamare i propri diritti calpestati. La politica è praticamente assente.
Nelle strutture sanitarie i politici si fanno vedere solo in determinate circostanze dal sapore propagandistico.
Le autorità sanitarie arrivano negli ospedali e stringono mani, salutano, sorridono e tagliano nastri inaugurali con un codazzo di camici bianchi apparentemente compiaciuti.
E’ il rituale della politica-spettacolo.
Possibile che nessuno di loro abbia il polso reale della situazione?
NON SONO DA ESCLUDERE
FORTI AZIONI DI PROTESTA
Negli ospedali c’è il concreto rischio di una mega implosione strutturale dovuta dalla stanchezza del personale, dal loro stress accumulato nel tempo, dalla rabbia sottaciuta per le loro condizioni di lavoro e per la loro inadeguata configurazione contrattuale.
E’ una bomba di rabbia la cui miccia è accesa da molto tempo prima che arrivasse l’emergenza Covid.
Nei pronto soccorso mancano medici esperti e specializzati nella delicata materia dell’emergenza.
Nei reparti si respira un clima di tensione e di incertezza a causa dei ritmi sempre più pressanti che mettono a rischio anche la qualità dell’assistenza erogata ai pazienti e la crescita professionale di medici ed infermieri.
POCHI MEDICI SPECIALIZZATI
NEI PRONTO SOCCORSO
Se il problema dei medici ospedalieri è gigantesco e i pronto sono a rischio di efficienza, non certo meno grave è la situazione che riguarda il personale infermieristico.
Per avere due numeri significativi e importanti per comprendere di cosa stiamo parlando basta ricordare che solo nei pronto soccorso mancano circa 5 mila medici specializzati e formati nel saper fronteggiare le emergenze più disparate.
A corposo carente esercito di medici di emergenza urgenza si somma quello non certo meno importante che riguarda gli infermieri.
In tutti gli ospedali italiani la carenza di personale infermieristico è di 63.000 (sessantatremila) unità.
Questo significa che i pronto soccorso, e con essi tutta la macchina ospedaliera, prosegue la frenetica attività dovendosi ‘sdoppiarsi’ per coprire le ore di lavoro del personale mancante.
UNA SERIE DI CAUSE
NOTE MA IRRISOLTE
Perchè questo accade?
Perchè le nostre università non garantiscono un numero di medici adeguato al reale fabbisogno.
Oppure perchè tanti medici, appena specializzati, preferiscono andare a lavorare all’estero dove sono professionalmente considerati, valorizzati e pagati quasi tre volte tanto rispetto l’Italia.
In Italia diminuisce il numero di medici negli ospedali e anche nelle piccole comunità dove non si trovano medici di famiglia, perchè l’età media dei professionisti sanitari sfiora i 60 anni e questo comporta che ogni anno vada in pensione un numero impressionante di medici che però non può essere adeguatamente sostituito.
C’è da augurarsi che la politica intervenga in tempo, ovvero evitando che prosegua la fuga di medici dalla sanità pubblica verso quella privata o quella estera. Non resta che attendere che i sindacati di categoria si attivino e facciano sentire la voce dei ‘nostri eroi’ ai quali la politica non tende certo una mano.
Un incredibile silenzio quello dei sindacati, notoriamente vicini alla sinistra, dovuto al fatto che al Governo ci sia anche il loro partito di riferimento ideologico?