MORBO DI DUPUYTREN: BASTA UN’INIEZIONE
SANITADOMANI.COM – MILANO. Inizia spesso con la comparsa di noduli nella fascia palmare della mano che gradualmente formano un cordone fibromatoso sottocutaneo che si posiziona al di sopra i tendini.
La conseguenza diretta è la flessione permanente e progressiva di una o più dita, con rigidità articolare.
Si tratta del morbo di Dupuytren, una malattia cronica progressiva, che colpisce centinaia di persone ogni anno.
Se fino a pochi anni fa l’unica soluzione per questa patologia cronica della mano era l’intervento chirurgico, oggi esiste il primo Centro Italiano per la Cura del Morbo di Dupuytren presso l’ospedale San Giuseppe di Milano del Gruppo Multimedica-Università degli Studi di Milano.
Il Centro, pensato per ridurre i tempi di attesa e permanenza in ospedale – in particolar modo per chi giunge da città o regioni lontane – racchiude due macro-ambulatori riservati, utilizzabili tramite Servizio Sanitario Nazionale.
Il primo ambulatorio è adibito alle visite di controllo, mentre il secondo per le medicazioni; il team provvede anche alla realizzazione di tutori e all’avvio del cammino di riabilitazione.
«Fino a pochi anni fa l’unica via risolutiva era l’utilizzo del bisturi, operazione a cielo aperto che richiede grosse incisioni mettendo il cliente in esposizione a complicazioni – illustra il Professor Giorgio Pajardi, direttore della chirurgia della mano dell’ospedale San Giuseppe – Al giorno d’oggi abbiamo invece a disposizione un trattamento sicuro tramite collagenasi di Clostridium histolyticum, enzima di origine batterica che consente, con una singola iniezione, di distruggere la membrana di collagene provocata dal morbo, ristabilendo la funzionalità della mano in brevissimo tempo».
Il processo consiste in un’iniezione con un ago sottile, seguita, dopo 24 ore, dalla manipolazione dell’arto effettuata dallo specialista.
In seguito si prosegue con una riabilitazione che il paziente potrà gestire in completa autonomia presso la sua abitazione con l’aiuto delle fisioterapiste.
Presso il solo reparto dell’Ospedale San Giuseppe, che in primis ha coordinato le fasi di sperimentazione italiana della collagenasi, negli ultimi cinque anni sono state curate oltre 1200 persone.