Patologie neurodegenerative, NeMO apre il primo polo tecnologico
Sanitadomani.com – MILANO: Ricerca scientifica e tecnologia si uniscono in un polo di 1550 metri quadrati, per offrire risposte e soluzioni per pazienti con patologie neurodegenerative.
Questo è NeMo Lab, primo polo tecnologico del genere in Italia. E’ posizionato al piano superiore del Centro Clinico NeMO di Milano, presso l’ospedale Niguarda. Il direttore generale è Stefano Regondi, il direttore scientifico è Christian Lunetta.
La nascita di un progetto visionario
“Ho sentito usare la parola “visionario” per definire questo progetto, e non posso che condividere E’ il tema che sostiene il nostro lavoro. Così spiegavo la mia decisione di studiare la Sla oltre 20 anni fa; si parte da ciò che abbiamo oggi, per costruire un futuro diverso”. Così il dottor Lunetta racconta la nascita di NeMO Lab, 9 laboratori, pensati per i diversi aspetti funzionali dei pazienti neuromuscolari. Dallo studi di ausili e dispositivi ortopedici a sistemi robotici; dal telemonitoraggio ai programmi di riabilitazione, passando dalla realtà aumentata e immersiva.
A garantire la validità del progetto, l’esperienza del Centro Clinico NeMO, che dal 2008 è riferimento nazionale per la diagnosi, la cura e l’assistenza dei pazienti con malattie neuromuscolari; il tutto, sempre con un occhio alla ricerca.
Dottor Lunetta, qual è uno dei punti di forza del NeMO Lab?
Proprio l’esperienza maturata dai centri clinici, i cui anni di attività segnano la direzione da percorrere. Il polo è un luogo fisico in cui esperti di tecnologia, ricerca, trattamenti clinici e pazienti stessi possono confrontarsi. Questo ci permette proseguire il percorso che abbiamo sempre portato avanti: ideare e pensare soluzioni specifiche per il paziente. Per le patologie neurodegenerative e croniche, un tema inevitabile è quello dell’evoluzione degenerativa; nonché dell’assenza, al momento, di cure e trattamenti risolutivi.
In questo quadro, noi cerchiamo di rispondere alle esigenze quotidiane dei pazienti non solo dal punto di vista clinico, ma anche valorizzando le novità e le soluzioni che la tecnologia ci offre, soprattutto in questi ultimi anni.
Come mai 9 laboratori differenti per patologie?
L’ecosistema creato di laboratori tematici riflette le diverse sfaccettature della vita quotidiana. Per esempio, Ortho lab presenta un grande vantaggio: quello di ridurre enormemente i tempi fra la prima visita e il ritiro effettivo dell’ortesi. Talvolta, fra i vari passaggi, possono volerci anche 18 mesi per arrivare ad avere in mano l’ausilio. E’ un tempo lunghissimo. Non solo perché il paziente ha bisogno dell’ausilio nell’immediato, ma perché in 18 mesi le sue condizioni possono cambiare.
Riscuote molto interesse anche il ME-MO lab, pensato per la registrazione di movimenti. E’ una tecnologia all’avanguardia, il cui scopo è memorizzare in digitale i movimenti di un individuo con patologie neurodegenerative. Su questi dati, la macchina sarà poi in grado di creare delle protesi o dei meccanismi di domotica personalizzati, che possono poi essere valorizzati e sperimentati grazie a Home Lab, il laboratorio di domotica.
Con quali realtà collaborate, per l’ideazione e creazione di dispositivi e ausili per patologie neurodegenerative?
Le idee e le soluzioni possono arrivare da più parti. Per esempio possiamo scoprire che un prototipo aziendale pensato per un’automobile, può essere trasformato per la carrozzina elettrica; questi progetti rientrano per esempio nel Mobility Lab.
Da questo punto di vista, il lavoro che in questi anni il Centro Clinico NeMO ha compiuto è stato fondamentale; e ora ci stiamo accorgendo di come è importante avere un centro fisico di competenza. Un luogo in cui le diversi parti in gioco possano dialogare, sempre partendo dal paziente.
Un altro grande vantaggio è la cogestione del polo con altre realtà in campo biomedico e bio robotico. E’ così che possiamo contare su strumentazioni di avanguardia, come le stampanti in 3D, direttamente nella nostra sede; mentre da parte nostra c’è un trasferimento di know how.
Se da oltre 20 anni lavora con pazienti con la Sla, avrà visto cambiare molto la loro vita grazie alla tecnologia.
Ha indubbiamente una grande influenza sulla vita delle persone con patologie neurodegenerative e con disabilità. Sottolineo due caratteristiche su tutte: una soluzione tecnologica è immediata e concreta. Quando assumiamo dei farmaci, per esempio, sappiamo che dobbiamo misurarne l’efficacia nel tempo; così come gli interventi di riabilitazione vanno misurati nel medio e lungo periodo.
La tecnologia cambia questo rapporto: il cambiamento è immediato e verificabile dal paziente. Insomma, uno strumento o funziona, e migliora la qualità della vita, oppure no.
Chi può accedere al NeMO Lab?
Il Lab è aperto a tutti i pazienti con malattie neuromuscolari e a coloro che partecipano ai progetti di ricerca dedicati.
Nelle ipotesi future, sempre in tema di idee visionarie, ci piacerebbe vedere il polo “gemmare” altrove, presso le altre sedi nazionali NeMO. In tal caso, potremmo seguire ancora più persone.
Se dovesse individuare un solo elemento prioritario, cosa vorrebbe che cambiasse per rendere questo percorso più semplice?
La mia speranza è che progetti come NeMOLab permettano di lavorare sempre meglio e in modo sempre più efficiente ed in sinergia con gli enti e le istituzioni, per dare risposte immediate ai pazienti. Se c’è un valore che ho imparato a conoscere e rispettare stando al fianco dei pazienti con SLA e con malattie neuromuscolare è il tempo. Chi vive questo tipo di patologie non può permettersi di aspettare, di perdere tempo, anche solo per lungaggini burocratiche. Sapere che la tecnologia ci aiuta a trovare soluzioni che sono fondamentali per la qualità di vita, ci deve spingere a creare le condizioni perché queste stesse soluzioni arrivino ai pazienti in tempi rapidi.