Ragazzi autistici: senza terapie si rischia la regressione
sanitadomani.com – MILANO: La quarantena obbligatoria, necessaria per contrastare la diffusione del Covid-19, ha conseguenze più difficili per alcune categorie di persone. Le persone con disabilità possono risentire in modo più forte delle limitazioni alla loro quotidianità. Per esempio ragazzi con sindrome di Down o con disturbi nella sfera dell’autismo, che in questo periodo non possono frequentare i centri terapeutici né ricevere assistenza a casa. La loro gestione è completamente affidata alla famiglia.
Gli educatori però cercano di restare presenti. “Ogni giorno chiamano i ragazzi loro affidati – racconta Eva Zaccaria, psicologa comportamentale e terapista ABA presso l’Anffas con sede a Cinisello Balsamo, a Milano – per un saluto, per sapere come stanno. Spesso gli educatori danno dei lavori da fare a casa”. I problemi però ci sono. “Alcuni ragazzi, non avendo modo di sfogare l’energia, fanno fatica a dormire di notte. Così la mattina è difficile riprendere il ritmo, li si vede più confusi del solito. Il rischio è che modifichino il ritmo quotidiano”.
Ma la presenza da lontano resta un palliativo ovviamente. I ragazzi hanno bisogno di terapie continue. “Si pensa erroneamente che sia fondamentale per i ragazzi autistici mantenere le abitudini – continua la dottoressa – ma questa è una visione un po’ vecchia. In realtà è la quantità di stimoli ad aiutarli ad apprendere le competenze. I ragazzi rischiano di regredire senza le terapie. Potrebbero riemergere quei comportamenti, che abbiamo insegnato loro essere problematici”.
Il peso di questa situazione al momento tutta sulle spalle delle famiglie. “Ma i genitori ovviamente – conclude Zaccaria – non possono sostituirsi al terapeuta. Non ne hanno le competenze, ma soprattutto hanno un altro ruolo. E le loro difficoltà sono molto concrete; alcuni hanno bisogno di aiuto nella gestione quotidiana”.
Nella foto, la sesde dell’Anffas di Cinisello Balsamo