Smettere di fumare, possibile anche nei momenti più difficili
sanitadomani.com – MILANO: Gli appelli di medici e professionisti perché le persone riescano a smettere di fumare si moltiplicano ormai da anni. Una grande vittoria in questo campo è stata la legge del 2003, che ha vietato il fumo negli ambienti chiusi.
Oggi un ennesimo, e sentito, invito lo lancia l’Istituto europeo di oncologia, a pochi giorni dalla Giornata mondiale senza tabacco, in calendario lunedì 31 maggio. E lo fa sottolineando come molti fumatori abbiano colto un periodo impegnativo, come quello del lockdown, per abbandonare un vizio che ha pensati e negative ripercussioni sulla salute.
Per questo, i medici dello Ieo chiedono la collaborazione del premier Mario Draghi e del Ministro della Salute Roberto Speranza; la richiesta è autorizzare uno screening pubblico di prevenzione con tac a basse dosi, per scongiurare l’aumento di casi di tumore al polmone.
donseguenze del fumo soprattutto per le donne
I primi mesi del 2020 hanno messo a dura prova l’equilibrio della popolazione italiana, a causa dell’imposizione del lockdown. Le conseguenze a livello psicologico sono state pensate: ansia, paura, isolamento totale per chi viveva solo, anche anziani o persone fragili. Questo ha portato, da una parte, all’aumento del consumo giornaliero di sigarette, soprattutto in quei fumatori che vivono la sigaretta come supporto emotivo al disagio quotidiano.
“In particolare, nella popolazione femminile rispetto a quella maschile; dato che conferma come il fumo di sigaretta sia in crescita nelle donne, così come le patologie fumo correlate”; così spiega Gabriella Pravettoni, direttore della Psicologia e responsabile del Centro Antifumo IEO. Pravettoni è anche direttore del Dipartimento di Oncologia ed Emato-Oncologia dell’Università degli Studi di Milano.
Ma non è tutto qui. “La situazione attuale tracciata dalla comunità scientifica internazionale e dalla Oms ha evidenziato due trend contrapposti – continua la dottoressa -. Contemporaneamente accanto a questo trend di crescita è stata osservata una riduzione del fumo di sigaretta nelle fasce d’età dai 18 ai 34 anni e dai 30 ai 50 anni”.
Smettere di fumare durante il lockdown
Osservazioni che fanno ben sperare, e danno elementi sui quali lavorare. “Nelle fasce più giovani (18-34 anni) è probabile che la sospensione sia stata favorita dalla riduzione della socialità e dall’isolamento collegato con i momenti più restrittivi del lockdown. Infatti, nei giovani fumatori la sigaretta, oltre che avere un valore di ricerca dell’identità, ha una dimensione sociale fondamentale. Dunque il venir meno del contatto con il gruppo dei pari, così come le occasioni di divertimento e condivisione, potrebbe aver spinto molti giovani fumatori ad abbandonare il fumo di sigaretta”.
L’emergenza sanitaria ha però anche posto l’accento sulla validità della prevenzione e dell’osservanza di stili di vita consapevoli. “Nei fumatori più anziani (30-50 anni) – continua il responsabile del Centro antifumo – la pandemia può aver in qualche modo rappresentato un momento in cui riflettere sui danni causati dal fumo alla propria salute; promuovendo una maggiore consapevolezza rispetto al rischio e spingendo a fare dei concreti tentativi di sospensione”.
Fumatori categoria più a rischio
Da tenere in considerazione anche le caratteristiche del virus, che colpisce primariamente il sistema respiratorio. I fumatori si sono ritrovati a far parte della popolazione a rischio; questo li ha obbligati a rivedere il rapporto con il fumo, spingendo qualcuno a smettere di fumare.
“Il danno che il Covid ha arrecato alla popolazione di fumatori ed ex-fumatori è enorme perché li ha allontanati dagli ospedali. – conclude Lorenzo Spaggiari, direttore del Programma Polmone IEO e Professore all’Università degli Studi di Milano- Da mesi noi oncologi segnaliamo che il blocco di esami e visite oncologiche con lo stop agli screening ha creato le premesse per una epidemia di tumori nei prossimi anni, compreso quello del polmone. Per questo abbiamo mandato un messaggio al Presidente del Consiglio, Mario Draghi e al Ministro della Salute, Roberto Speranza; perché l’Italia diventi il primo Paese in Europa a introdurre un programma pubblico di screening con tac a basse dosi per i forti fumatori e così ridurre del 25% la mortalità per cancro polmonare, che oggi miete 35.000 vittime ogni anno”.