Svuotamento ascellare; lo IEO insegna quando poterlo evitare
TECNICA PER LIMITARE I DANNI TUMORALI
Un lavoro scientifico lungo e ampio, portato avanti tra il 2000 e il 2017 su oltre 30mila pazienti, tutte con una diagnosi di cancro al seno.
Sanitadomani.com – MILANO: Un esame in sala operatoria evita a oltre la metà di pazienti con tumore al seno uno svuotamento ascellare.
Sono i dati dello studio che lo IEO, istituto Europeo di Oncologia ha portato all’attenzione della comunità scientifica, grazie anche alla pubblicazione sulla rivista Future Oncology.
Un lavoro lungo e ampio, portato avanti tra il 2000 e il 2017 su oltre 30mila pazienti, tutte con una diagnosi di cancro al seno.
Linfonodo sentinella e svuotamento ascellare
Il lavoro dei medici dello IEO si è concentrato su quel delicatissimo momento nel quale si ricerca l’eventuale presenza di metastasi. Per farlo, l’oncologo va alla ricerca del linfonodo sentinella, il primo che si dirama dalla ghiandola mammaria nella rete linfatica. Una biopsia permette di individuare la possibile presenza di cellule tumorali; in tal caso significa che il tumore ha cominciato a diffondersi nell’ascella. Se così accade, il chirurgo prevede un intervento di svuotamento ascellare, dopo la rimozione della massa tumorale dalla ghiandola mammaria.
Ed è proprio in questo passaggio che si è concentrato lo studio dello IEO. Il linfonodo è identificato con una linfoscintigrafia preoperatoria, ma in alcuni casi le immagini non lo visualizzano. Il punto era comprendere quali conclusione doveva trarre il chirurgo quando mancava tale informazione.
“Alcuni studi hanno ipotizzato che la mancata visualizzazione del linfonodo sentinella fosse segnale di metastasi – spiega Giovanni Corso, chirurgo senologo e coautore dello studio – ; dunque un’indicazione per il chirurgo a procedere con lo svuotamento ascellare. In mancanza di dati definitivi e con l’obiettivo di evitare una chirurgia non necessaria, in IEO abbiamo deciso di non fermarci ai risultati della linfoscintigrafia, ma continuare la ricerca del linfonodo sentinella in sala operatoria”.
La chirurgia conservativa
Proprio in sala operatoria, veniva applicata una procedura nota di Medicina Nucleare; in questo modo è possibile identificare il linfonodo sentinella tramite al segnale del tracciante radioattivo, rilevabile da una sonda.
“Il tracciante segue lo stesso percorso delle cellule tumorali attraverso il sistema linfatico – precisa Francesca Magnoni, chirurgo senologo IEO e prima firma del lavoro -. Come loro si posiziona nel primo linfonodo che incontra: il linfonodo sentinella. Il nostro studio ha evidenziato che su un totale di 30.508 pazienti, all’interno del gruppo di 525 (1.7%) in cui il linfonodo sentinella non è stato identificato con la linfoscintigrafia, in 385 (73%) è stato visualizzato successivamente in fase intra-operatoria. In quest’ultimo sottogruppo ben 280 (72.7%) avevano un linfonodo sentinella negativo; dunque il chirurgo non ha eseguito la dissezione ascellare. In conclusione abbiamo dimostrato che oltre la metà delle pazienti in cui il linfonodo sentinella non è visualizzabile, non ha metastasi ascellari e può evitare lo svuotamento dell’ascella”.
In sostanza, sono stati evitati 280 interventi piuttosto invasivi, grazie a una seconda analisi. Questa procedura, messa a punta dalla struttura milanese, milioni di donne nel mondo hanno evitato un intervento non necessario.
“Questo studio rappresenta un importante contributo dello IEO alla chirurgia conservativa del seno, campo in cui siamo orgogliosi di essere un riferimento mondiale – conclude Paolo Veronesi, Direttore del Programma Senologia IEO e coautore dello studio-. La tutela dell’immagine corporea di ogni donna è un valore che guida le nostre scelte cliniche e di ricerca. Questo nuovo studio eviterà la dissezione ad altre migliaia e migliaia di donne. È inoltre una dimostrazione di come la cura, anche chirurgica, del tumore del seno è sempre più personalizzata, grazie alla multidisciplinarietà e la disponibilità di tecnologie avanzate”