Tumore ovarico, allo IEO test per terapie mirate

Tumore ovarico, allo IEO test per terapie mirate

sanitadomani.com – MILANO: La medicina personalizzata è sempre più utilizzata in campo oncologico, ora anche per il tumore ovarico. In occasione della Giornata mondiale del tumore ovarico, dallo IEO arrivano buone notizie; ci sono nuovi farmaci e test per riconoscere le paziente che ne ottengono i più grandi benefici.

La rivoluzione nella lotto contro il tumore ovarico

Un grande passo in avanti nel combattere questo carcinoma è avvenuto nel corso del 2020. In autunno la Commissione europea ha approvato il Niraparib, un farmaco parp – inibitore come trattamento per il tumore ovarico avanzato.

La terapia farmacologica è stato utilizzato anche in assenza di una particolare mutazione, detta BRCA, identificabile grazie a un test del DNA. Questa indica la predisposizione a sviluppare un cancro all’ovaio, ma anche al seno, ed è presente in meno del 5% dei casi.

“Prima dell’introduzione di Niraparib – spiega Nicoletta Colombo, Direttore del Programma Ginecologia dell’Istituto Europeo di Oncologia – solo le pazienti con BRCA erano eleggibili per il trattamento con il PARP inibitore Olaparib; ovvero, solo il 20% di tutte le pazienti. L’autorizzazione di un nuovo PARP inibitori, efficace anche in chi non ha la mutazione, rappresenta quindi un enorme progresso; nonché un motivo di speranza per le 5.000 donne che ogni anno in Europa ricevono una diagnosi di cancro ovarico”.

“Ora abbiamo a disposizione due farmaci – conclude la dottoressa Colombo – entrambi con provata efficacia nel ridurre la progressione della malattia; e abbiamo un anche un test per identificare le pazienti che ne potranno derivare un maggior beneficio”.

Il test per l’instabilità genetica

Sempre dalla Commissione europea, è arrivata l’approvazione della combinazione di Olaparib e l’anticorpo monoclonale Bevacizumab; questa terapia è utile come mantenimento per le pazienti che risultano positive al test HRD.

Questo è un esame genomico che rileva il Deficit di Ricombinazione Omologa, vale a dire l’incapacità delle cellule cancerose di riparare il danno al DNA all’origine della malattia. Un deficit di questo genere causa nel tumore una situazione che i medici definiscono “instabilità genetica”.

Questa analisi offre dati interessanti soprattutto per gli studi clinici sperimentali. Ma lo IEO sta per mettere a disposizione una metodica d’indagine innovativa.

“A breve sarà disponibile in IEO un test – spiega Massimo Barberis, direttore dell’Unità Diagnostica Istopatologica e Molecolareche – che si basa su un algoritmo bioinformatico. Ci aiuterà a rilevare,  nelle pazienti che non hanno la mutazione BRCA, la caratteristica di “instabilità genetica” del loro tumore; una caratteristica che lo rende più vulnerabile ai parp-inibitori. Il test valuterà contemporaneamente la mutazione BRCA e l’HRD, permettendoci di identificare quali pazienti hanno la maggiore probabilità di risposta ai diversi farmaci”.

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