Tutti i farmaci utilizzati nella lotta al Covid-19
Come è universalmente noto, attualmente non esiste un terapia specifica per il trattamento dell’infezione a Covid-19. I medici stanno però monitorando i risultati che danno alcuni farmaci utilizzati in regime “off label”. Tale dicitura significa che il farmaco non viene impiegato per uno scopo diverso da quello per cui è stato autorizzato. L’eccezionalità del momento giustifica tale comportamento.
Ma quali stano dando i risultati migliori? Ha fatto una panoramica della situazione Roberto Cauda, Direttore Area Microbiologia e Malattie infettive del Gemelli di Roma, nonché Ordinario di Malattie Infettive all’Università Cattolica del Sacro Cuore.
Per individuare quali fossero i farmaci su cui concentrarsi, si è partiti da ricerche già esistenti; non solo quelle cinesi sull’epidemia in corso, ma anche sugli studi sul coronavirus della Sars, che per l’80% è simile al virus attuale. A questo si deve l’uso della clorochina. “Nel 2003 – spiega il medico – in uno studio congiunto tra l’Istituto Superiore di Sanità e l’Università Cattolica del Sacro Cuore, ipotizzammo che il coronavirus della poteva essere inibito bloccando la replicazione del virus dalla clorochina. Mi fa piacere ricordare che siamo stati i primi a individuare l’azione anti-virale di tal sostanza”.
Un altro farmaco utilizzato è il remdesivir, nato come terapia per l’Ebola. Viene somministrato per via endovenosa ed ha una funzione anti-virale. “Anche in questo caso – commenta il professor Cauda – i risultati sono troppo scarsi per poter dire una parola definitiva. Si tratta tuttavia di un altro farmaco di grande interesse sul quale la comunità scientifica deve porre la sua attenzione”.
E’ diventato noto all’opinione pubblica il Tocilizumab, finora utilizzato contro l’artrosi. E’ stato inserito in un protocollo di trattamento anti-COVID dai ricercatori dell’Istituto Pascale di Napoli. “Nel contesto del COVID-19 – ricorda Cauda – viene utilizzato per ridurre il ‘fuoco amico’ che, in una fase dell’infezione può essere dannoso soprattutto nei pazienti con polmonite interstiziale, l’elemento più grave del quadro clinico di COVID-19”. C’è poi l’unico farmaco specifico per il Sars CoV-2, chiamato 47D11. “Questo farmaco – prosegue il professore – bloccherebbe il sito combinatorio del virus. Ma per ammissione stessa dei ricercatori, i tempi della commercializzazione probabilmente non saranno brevissimi”.
Ciò che è importante, come sempre in medicina ma forse ancora più in questo momento, è evitare il ricorrere al fai da te. Tutte le terapie devono essere somministrate dai medici, che conosco i asi in cui utilizzarle e la modalità.
Di recente si è molto vociferato su due farmaci anti-influenzali, il Favipiravir, giapponese, e l’umifenovir, russo. L’AIFA, l’associazione italiana farmaco, ha autorizzato un trial clinico sul favipiravir, ma non sull’umifernovir. Mancano infatti “evidenze scientifiche sufficienti a supportare l’efficacia di umifenovir nel trattamento della malattia COVID-19”.