Uomini e donne, stesse malattie ma con sintomi diversi
Uomini e donne, stesse malattie ma con sintomi diversi. Le malattie cardiovascolari sono tipicamente maschili. Falso. Infarto e ictus negli ultimi decenni sono diminuiti negli uomini e aumentati nelle donne.
SANITADOMANI.COM – SALUTE. Le malattie cardiovascolari sono tipicamente maschili. Falso.
Infarto e ictus negli ultimi decenni sono diminuiti negli uomini e aumentati nelle donne.
Il problema sta nei sintomi, diversi nei due sessi e sottostimati nelle donne, che magari accusano nausea, vomito, difficoltà di respiro, dolore alla mascella, stanchezza, palpitazioni, senso di svenimento, piuttosto che il tipico dolore toracico costrittivo retro sternale che si irradia all’interno del braccio sinistro, con cui si manifesta nell’uomo.
Non va meglio con l’Alzheimer o le demenze.
STATISTICA: LE DONNE
PIÚ ‘VULNERABILI’
Le donne dopo i 65 anni hanno un rischio che è due volte più grande degli uomini di ammalarsi.
Sul versante respiratorio, la broncopenumopatia cronica ostruttiva (Bpco) da sempre considerata tipica del sesso maschile, colpisce quasi il doppio delle donne che, a parità di sviluppo, in base al volume di respiro, presentano sintomi più debilitanti degli uomini.
L’artrosi colpisce l’uomo soprattutto prima dei 45 anni, mentre nella donna si manifesta dopo i 55.
Va da sé che anche la prevenzione si concentri quasi esclusivamente su determinate patologie ritenute finora più ‘tipiche’ dei due sessi, trascurando le altre.
L’INFARTO É CURATO
DIVERSAMENTE
La recente firma del ministro Giulia Grillo del Piano per l’applicazione e la diffusione della Medicina di Genere apre scenari molto interessanti sia sul fronte della prevenzione, sia su quello delle cure e della somministrazione di farmaci.
Anche la risposta alle medicine, infatti, cambia nei due sessi.
La dimensione degli organi e la diversa concentrazione di sostanze (enzimi) in grado di interagire con i farmaci alterano quindi l’efficacia delle cure.
L’aspirinetta, ad esempio, ampiamente utilizzata nella prevenzione dell’infarto, nella donna non ha la stessa efficacia che ha nell’uomo.
D’altra parte anche i test farmacologici sono eseguiti nella maggior parte dei casi su uomini caucasici di trent’anni, di peso medio (70 kg) senza tenere conto che una donna che mediamente ne pesa 10 di meno e ha una massa grassa inferiore del 25/40% alla fine assume la stessa quantità di farmaco.
Curare attraverso la medicina di genere non è quindi solo importante per la salute, ma fa anche risparmiare.
CONSUMANO PIÚ FARMACI
RISPETTO AGLI UOMINI
Complessivamente i dati dell’Agenzia del Farmaco (Aifa) mostrano che nel 2017, le donne hanno consumato più farmaci degli uomini: 70,2% contro 61,8%.
Le prime corrono il rischio di sviluppare una reazione avversa da farmaco quasi doppia rispetto agli uomini.
Ne consegue che il 60 % dei ricoveri femminili in ospedale è imputabile agli effetti avversi delle medicine, come rivela la quarta edizione del “Libro Bianco” curato dall’Osservatorio nazionale sulla salute della donna (Onda).
Ma qualcosa si sta lentamente modificando e non è un caso che la prestigiosa rivista scientifica The Lancet abbia dedicato, a febbraio 2019, un intero numero all’argomento “Medicina di genere”.
SOLO IN 5 UNIVERSITÁ
MEDICINA DI GENERE
In Europa sono già cinque le Università che hanno istituito questo percorso formativo nel corso di laurea in medicina.
In Italia, l’Università di Padova ha una delle cinque cattedre europee.
Le altre sono a Vienna, Helsinki, Berlino e Parigi.
Lo scorso dicembre anche l’Università di Firenze ha attivato un master di II livello.
“Le donne hanno paura di ammalarsi di cancro al seno-afferma la prof. Giovannella Baggio, fondatrice del primo corso di Medicina di genere italiano, ma le malattie cardiovascolari uccidono molto di più di quelle oncologiche”.